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L’AITERIA NELL’ESPERIENZA ETICA


L’etica si presenta storicamente come lo studio della condotta umana in rapporto al prossimo e alla comunità, concernendo gli aspetti virtuosi del comportamento. Per questo è nata con intenti educativi e in tal senso è concepita da Aristotele e riproposta anche oggi. Tuttavia, dopo gli studi sull’etologia umana, che analizzano i comportamenti spontanei piuttosto che quelli volontari, l’etica si è fatta complessa, anche se le virtù civili restano tema e obiettivo principale. In ambito moderno, fatta salva la differenziazione degli indirizzi, si possono distinguere due gruppi principali di etica: quella “del dovere” e quella ”della libertà”. L’antesignana del primo gruppo è quella di Kant, basata sull’imperativo categorico; del secondo quella di Diderot, basata sulla ricerca della felicità.

L’aiteria nell’esperienza etica

Tamagnone, che è un anti-kantiano e un filo-diderotiano, afferma:

Ciò che emerge è l’<<inutilità>> del comportamento etico a fini personali; se autentico non reca vantaggi materiali o di prestigio sociale, mirando solo a beneficiare l’<<altro>>. L’etica riguarda pertanto la sfera dei sentimenti e delle condotte che non sono né al servizio della conservazione della specie e né procurano vantaggi. Anzi, vanno semmai in direzione contraria. L’etica aiteriale esclude la ragione, è estranea all’intelletto e alla psiche. In altre parole, l’etica aiteriale costituisce un fattore negativo nell’ambito del comportamento animale.

cfr. Necessità e libertà 2004, pp.190-191.

La tesi di Tamagnone è che quando la nostra idema si attiva (percependo aiteria in una certa esperienza interpersonale) “va contro” l’istinto di conservazione di cui la nostra fisiologia ci ha dotati. Vediamo ora le distinzioni:

Per rendere il discorso più chiaro e comprensibile schematizzo un poco, classificando l’eticità in tre categorie principali: giustizia, compassione e donazione. Se si analizzano i nostri sentimenti nel rapporto con “l’altro da noi” si finisce con buona approssimazione per attribuirli a uno di essi, e, nel caso siano molto articolati, a due o a tutti e tre.
Il senso della giustizia sotto il profilo etico è il più importante, poiché l’aiteria lo rende completamente estraneo alla biologia, che è materialità perlopiù “necessitata”. La natura non offre nessun aspetto di sé che evochi il giusto (vedi § 2.4 Argomento etico). La ragione biologica va anzi in direzione opposta a ciò che sarebbe eticamente auspicabile: funzionale e spietata essa persegue soltanto l’utile ai fini della sopravvivenza.
La compassione (comunemente indicata anche come “pietà” o come “umanità”) è un sentimento che viene riferito (sempre restando al linguaggio corrente) alla cosiddetta “nobiltà d’animo” e che caratterizza la sensibilità del singolo nei confronti di chi soffre, ma che dipende anche dal grado di civiltà del contesto di appartenenza.
La donazione è il principio antropologicamente di maggior rilievo, il meno condizionato dai rapporti sociali e dalla cultura. Il suo aspetto più noto è l’amore, il quale tuttavia presenta ambiguità, confinando spesso soltanto con la sessualità come naturalità materiale.

cfr. Ivi, pp.191-194.

Al filosofo preme sottolineare che tra il cervello dell’Homo Sapiens e quello degli altri mammiferi sia proprio l’idema a fare la differenza e a indurre a comportamenti etici “innaturali”:

Difficilmente ci rendiamo conto della terribile ferocia di un grazioso uccellino che fa a pezzi un verme prima di mangiarlo. E siamo tutti pronti a commuoverci per le amorevoli cure che una gatta riserva ai suoi gattini, ma non a inorridire di fronte alla crudeltà con la quale gioca col topo per insegnare loro le tecniche di caccia. è soltanto la presenza dell’idema che sposta la nostra percezione su ciò che non è biologico (cioè materiale) producendo una “percezione aiteriale” della natura e che quindi prescinde dalla funzionalità biologica interna ad essa.
Ogni considerazione o sentimento estetico, etico o gnoretico relativo alla natura la pone sì come oggetto di percezione, ma ha il suo movente nell’aiteria, che avvolge gli enti materiali in una pluralità di aiteri. Soltanto una fredda osservazione scientifica intellettivo-razionale è approccio “puro” alla materialità della natura. Frequente che uno scienziato vi si accosti con atteggiamento misto, razionale-idemale, come visto all’Argomento osservazionale-percettivo (§ 2.5).

cfr. Ivi, pp.194-195.

Il filosofo nota anche che noi guardiamo alla natura come spettacolo estetico-poetico poiché ne percepiamo ciò che le sta “al margine”, un approccio conoscitivo i porterebbe ad esiti contrari e anti-etici:

Nella biosfera le specie animali, ma anche quelle vegetali, se non sono in rapporto di simbiosi o appartenenti a gradi contigui della catena alimentare (nel qual caso una si nutre dell’altra) si confrontano nella competizione (talvolta molto feroce) per conquistare il territorio e le risorse alimentari connesse. Ogni specie è come un corpo vitale che tollera generalmente gli altri “con riserva”, che accetta e consente l’esistenza di altre specie soltanto nella misura in cui queste siano utili alla sopravvivenza e allo sviluppo di se stessa, o almeno con essa compatibili.
La natura è un teatro continuo di genocidi e nessuno è in grado di sapere quante specie si siano estinte durante miliardi d’anni per opera di una specie concorrente, oltre ovviamente che per mutamenti ambientali. è soltanto in virtù della sua forza (fisica, di adattamento o genetica) che una specie sopravvive in un ecosistema [...] Se le azioni dell’uomo in genere sono assimilabili a quelle degli altri animali quando si tratti di sopravvivenza e predominio, tuttavia, e grazie all’aiteria, esso può agire non secondo ragione biologica, ma contro.

cfr. Ivi, p.195.

Vediamo ora la compassione:

Compatire significa "patire insieme", sentimento assente negli altri mammiferi superiori. La partecipazione affettiva alla sofferenza degli altri è dovuta solo all’idema, indipendente dalle altre funzioni mentali e anti-utilitaria. Il sentimento della compassione (ovvero della pietà) non solo è estraneo alla vita, ma svantaggioso per chi lo sente. La pietà è un sentimento eversivo [...] essa si oppone alla selezione naturale e mitiga la prevalenza “del migliore”, perciò da essa hanno origine azioni e provvedimenti, a livello privato o pubblico, a base delle forme più avanzate di civiltà.

Ibidem.

Chiudiamo con un accenno alla donazione nelle diverse specie di amore:

La donazione è l’atteggiamento grazie al quale un soggetto si mette tra parentesi per trasferire su un altro l’amore che ha per sé stesso. è una deroga a quel naturale egoismo che ci vieterebbe di amare gli altri più di noi stessi. Infatti la donazione-di-sé è un atteggiamento estraneo alla logica del vivente. [...] L’amore parentale è il sentimento che lega i consanguinei, la cui forma più intensa è nel rapporto madre/figlio. La donazione della femmina dell’uomo al figlio può essere totale, quasi mai negli altri mammiferi. Ma anche un padre o un fratello possono donarsi totalmente al congiunto.
L’amore metasessuale si connette all’attrazione e al desiderio. Esso spinge un soggetto verso un altro, ma col precipuo desiderio di un unione sentimentale che travalica la sessualità, la quale può quasi sparire nel rapporto-fusione delle due ideme. L’espressione amore amicale si distingue da amicizia, poiché questa ha nel linguaggio corrente un significato a volte così banale da suonare improprio nel campo delle esperienze idemali. La donazione amicale, a differenza di quella parentale e di quella metasessuale, è del tutto svincolata da fattori materiali legati al DNA (protezione della stirpe, procreazione, ecc.) e quindi “più autentica”.

cfr.Ivi, p.198.

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