GENERALITA’ E INDIVIDUALITA’
Tamagnone pensa che ci siano due modi di guardare all’essere umano: a) nella sua generalità di uomo o donna, di cittadino di una certa nazione, etnia, lingua, regione, città, grado d’istruzione, ruolo, fede, ecc.
L’altro modo b) è di vederlo come un’individualità nella sua inconfondibile singolarità e al di là di ogni generalizzazione.
Ovviamente, l’individualità è inserita in un generalità, ed essendo l’Homo Sapiens un mammifero sociale, esso ha un socialità che lo porta a costituirsi in comunità. Da quella di base, la famiglia, a quella identitaria per lingua, storia, tradizioni, usi e costumi, leggi con diritti ed obblighi che è una nazione. E ciò anche se Tamagnone, da internazionalista, guarda al giorno, per quanto lontano, in cui l’umanità sarà solidale e scompariranno sia i confini che le patrie. Un mondo in cui le differenze identitarie cesseranno di diventare barriere sociali. Un mondo di cui tutti saranno cittadini allo stesso titolo.
E tuttavia, da un punto di vista filosofico l’individualità, per quanto supportata (e dipendente per molti versi) da un corpo animale con una propria fisiologia (che dal più al meno è uguale agli altri e funziona come tutti gli altri), è unica e irripetibile per ognuno di noi, e si traduce in esistenzialità altrettanto unica e irripetibile. E questo perché ha una propria storia, un proprio modo di guardare, di parlare, di sorridere, di piangere, di camminare ecc. Modalità d’essere di un io inimitabile nell’unicità e nell’irripetibilità.
Il senso dell’individualità nasce da un considerazione semplice quanto inoppugnabile: <<Tra i miliardi di esseri umani vissuti prima di te, non c’è mai stato nessun come te; e tra i miliardi di persone che vivranno dopo di te, nessuno sarà mai uguale a te>> Quest’unicità significa qualcosa o niente? Pensala come ti pare! Ma qualcuno ritiene che sia qualcosa di piuttosto importante, tanto più se un giorno si cloneranno le persone per fare dei “multipli” di individui paradigmatici e perfettissimi: tutti bellissimi, sanissimi e intelligentissimi: tutti magnifici e tutti identici! <<Accidenti, come invece è imperfetto ogni io, con le proprie tare fisiche e psichiche, ma tanto autentico!>>
Dell’individualità a molti non interessa un bel niente! Sono coloro che vogliono sempre “integrarsi”, “insiemarsi”, “socializzarsi” e quindi “de-individualizzarsi”. Contenti loro! Il fatto (a chi interessa, naturalmente) è che un’individualità non è solo un essere umano che “vive”, ma un’entità singolare che “sente” in un certo modo la realtà, che percepisce i propri simili a “proprio” modo, che si rapporta all’altro-da-sé come un io differente da tutti gli altri io, che sono, reciprocamente, dei molti tu. Ed ogni io, pur nell’interdipendenza con molti altri tu, con dei noi e con dei loro, si mantiene in quanto tale un’unicità singolare!
Il nostro corpo è condizionato (clima, malattie, infortuni, ecc.); ma se il cervello è in buona salute, nulla e nessuno condiziona la nostra individualità. D’altra parte la mente, non va confusa col cervello, che è qualcosa di “generale”. Infatti ognuno ha pressappoco lo stesso numero di neuroni, anche se differenti per qualità e quantità sono i dendriti e le sinapsi. La mente invece è un complesso di molte funzioni, alcune strutturali (la intenzionalità, la volontà e la coscienza primaria), altre ancestrali (come la psiche e la coscienza secondaria); altre prettamente evolutive (come la memoria, la ragione e l’idema, il nucleo dell’individualità). [cfr. La mente plurintegrata, Firenze 2012, pp.268-343].
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