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INDIVIDUALITA’ E NATURA


Tamagnone pensa che nessuno, fuori di noi stessi, abbia il potere (se non usando per secondi fini fascinazione, plagio e inganno) di alterare il nostro io contro la nostra volontà di preservarlo nella sua integrità e autenticità. Un io forte è autonomo e poco vulnerabile, un io debole dipende dagli altri ed è molto influenzabile e plagiabile dai carismatici, individui talvolta pericolosi e dai quali è bene guardarsi.

Allora perché tanta esecrazione dell’individualità da parte delle ideologie? Perché un individualità solida è a esse impermeabile e quindi vogliono individui fragili e influenzabili per perseguire i loro fini. è per questo che la si confonde di proposito con l’individualismo, o con l’egotismo narcisistico, che con essa non c’entrano nulla, a parte la radice etimologica. L’individualismo è l’affermazione di sé a scapito degli altri, l’individualità invece è identità d’un io intimo la quale, proprio perché preziosa, vede come preziosa ogni altra identità con cui venga in contatto.

Tamagnone auspica il rapporto umano diretto, da un io a un altro io (io↔io), e per contro mette in guardia nei confronti della relazione mediata da terzi o dai media (io→informazione→io). Egli pensa che i media, in quanto manipolabili dalle ideologie e da interessi privati, vadano considerati con grande cautela, anche quando le notizie diramate sembrano autentiche.

In realtà noi “siamo ciò che siamo” nella più totale immanenza, poiché la trascendenza è solo una impostura, sia che assuma le forme imposte dalla teologia cultuale (la religione) e sia che si mascheri con quelle logicizzanti della teologia filosofale (la metafisica). La Natura è l’unica entità a cui apparteniamo, essa ci fonda e ci nutre senza pretendere nulla. Ognuno di noi è unico, libero e indipendente. Non esiste alcuna entità creatrice od ordinatrice e la Natura è libera proprio perché caotica. Essa è “per la vita” non “per l’ordine”.

Un ordine alla Natura lo abbiamo imposto noi, violandola, privandola delle caotiche foreste per ricavarne campi coltivati, con regolarità di solchi e geometrie di filari. Tutta questa “artificialità” ha una base ideologica, il biblico <<Crescete e moltiplicatevi!>>. Come noi “siamo ciò che siamo”, la Natura è “ciò che è”, e per quanto ferita e violentata da una sua specie di mammiferi che crede nella Trascendenza, resta ancora la Madre di tutti nell’immanenza.

La natura, nel suo disordine, permane, come insieme di specie biologiche, grazie a delle leggi biologiche intrinseche, che la conservano tale finché il caso (con una banale mutazione genetica o con una catastrofe climatica) non rivoluzioni uno o tutti i suoi ecosistemi. Ognuno di noi è qui per caso: nessuno e nulla fuori di noi ci spia, ci precetta o ci determina (a parte certi individualisti violenti al potere, che possono toglierci libertà e vita). Vivendo, ogni giorno moriamo un po’, sino alla fine del nostro viaggio biologico, ma la nostra individualità ha molte strade per sopravvivere a se stessa, se è tale e non mera generalità.

La persona umana “si libera” del Trascendente, cioè del divino, ovvero del sacro, con qualche difficoltà, essendo da millenni bombardata da dottrine religiose e metafisiche. La libertà metafisica apparirà all’orizzonte solamente quando gli Homo Sapiens diventeranno consapevoli della pluralità delle differenti loro individualità. E ciò, dal più al meno, nei termini posti da Jacques Monod (che Tamagnone vede oltre che biologo Premio Nobel, come il più importante filosofo del XX secolo, come Darwin lo è del XIX):

L’uomo finalmente sa di essere solo nell’immensità indifferente dell’Universo da cui è emerso per caso. Il suo dovere, come il suo destino, non è scritto in nessun luogo. A lui la scelta tra il Regno e le tenebre.

Il caso e la necessità, Milano 1970, p.



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