MA CHE COS’E’ QUEST’IDEMA
L’idema è posta nel 1996 quale facoltà mentale dotata di una sensibilità intuitiva che va oltre la materia e accede a qualcosa che le è irriducibile, pur essendole immanente. Nel 2004 Tamagnone riformula la tesi all’interno di una più ampia ricerca esistenziale.
Ma che cos’è quest’idema?
Sappiamo che dal 2005 Tamagnone ha volto i propri interessi a ricerche sull’ateismo filosofico antico, riportando alla ribalta la fondamentale figura di Leucippo di Mileto, il teorizzatore del materialismo atomistico nell’ originaria versione indeterministica. In seguito si occupa di metafisica e di teologia panteistica. Nel 2008 porta a compimento i due volumi della sua ricerca sull’Illuminismo e sulla rinascita dell’ateismo filosofico. I suoi successivi studi concernono la fisica elementare, l’astrofisica, la cosmologia. Segue una parentesi ontologica sul determinismo e l’indeterminismo, poi egli si dedica alla biologia, alla genetica e all’evoluzionismo. Soltanto nel 2012 egli torna ad occuparsi di idema a conclusione di una corposa opera sulle neuroscienze con un’analisi profonda delle scienze cognitive nel loro sviluppi dell’ultimo mezzo secolo.
Dunque, dopo il saggio del 2004 e fino al 2012, il suo esistenzialismo ateo postmaterialistico pare lasciato da parte, ma in realtà esso resta sullo sfondo di tutta la sua ricerca filosofica, partita a metà degli anni ’90 con l’abbandono del materialismo radicale e riduzionista, che giudicava ormai inadeguato a spiegare la vita reale dell’Homo Sapiens i tutti i suoi aspetti.
Per capire la facoltà mentale dell’idema e che cosa sia l’aiteria che essa può intuire (ma molto dipende dai suoi sviluppi) è opportuno fare un passo indietro al saggio del 2004 (Necessità e libertà) per capire i termini del problema, allorché il filosofo scriveva:
Ci sono momenti della nostra vita durante i quali noi viviamo delle esperienze i cui effetti mentali sono riconducibili, in termini ipotetici, a misteriosi processi cerebrali che sfuggono ad ogni indagine scientifica. La loro natura, proprio da un punto di vista scientifico, è così effimera e inconsistente che, passate le circostanze in cui si sono verificati, quegli effetti sembrano scomparire nel nulla, lasciando di sé soltanto una traccia mnemonica più o meno marcata. Essi sono come sospensioni o accelerazioni del flusso vitale, che alterano per un istante dell’esistenza le normali modalità di esistere e di sentirsi esistere, per poi scomparire, restituendo la quotidiana realtà, le leggi di causa/effetto, la certezza dei fatti e dei corpi, la percezione sicura dell’io penso, la consapevolezza del nostro corpo e del resto del mondo che ci circonda. Tuttavia, mentre noi sappiamo esattamente ciò che costituisce la realtà della materia, che in ogni suo dettaglio possiamo definire e calcolare, che cosa sappiamo della emozione che si impadronisce di noi durante l’ascolto di una certa musica? Assolutamente nulla che non siano gli effetti riscontrabili sul nostro sistema nervoso. Ma saremmo ottusi se ci limitassimo a identificarlo con l’accelerazione del battito cardiaco o l’aumento della sudorazione che accompagnano anche ogni altra più banale emozione.
Egli ci dice, in sostanza, che ci sono esperienze disorganizzate, casuali e passeggere, perlopiù di ordine estetico e in seconda istanza etico, che sospendono sia la coscienza, sia la propriocezione e specialmente la ragione, ma che restano irriducibili sia all’emotività fisiologica testabile dalle neuroscienze con la brain imaging e sia a quelle “uscite di sé” che caratterizzano i processi estatici, ben noti alla psichiatria nelle loro cause. In breve Tamagnone afferma: vi sono esperienze “reali” che con la realtà fisiologica hanno poca a che fare. Leggiamo ancora:
D’altra parte, una musica è fatta sì di suoni, ma non sono i suoni ad autorganizzarsi nella musica. Così come un dipinto è fatto di colori, ma coi soli colori non si fa pittura. E analogamente, la poesia è resa da parole, ma le parole di per sé non bastano a fare poesia. In generale si può dire che ogni sentimento ha sì anche una causa materiale, che però è sempre del tutto insufficiente a spiegarlo. Per tornare alla musica voglio fare un esempio: in un aria per voce di Mozart sono materiali i suoni che ne sono sottofondo, come sono materiali gli strumenti che li emettono, come è materiale la voce che la canta, eppure il risultato di tutto questo possiede un “valore aggiunto” senza il quale quell’aria “non esisterebbe”. Ma dal momento che non c’è il suo creatore (Mozart) a produrla qui ed ora, vuol dire che essa ha una realtà immateriale e potenziale che si “attualizza”, qui ed ora, per mezzo di quello strumentario materiale che il creatore ha immaginato e legato al prodotto aiteriale che egli ha creato, il quale può essere riprodotto e replicato in migliaia di esemplari tecnologici. Il prodotto aiteriale di partenza è uno solo, ma esso si può attualizzare nel tempo e nello spazio in un numero praticamente infinito di esecuzioni nelle quali un ulteriore “valore aggiuntivo” aiteriale può essere dato da ogni singolo interprete che possegga la sensibilità per andare oltre la materialità del testo musicale [la scrittura pentagrammata] e di ciò che emette suono.
Necessità e libertà.2004, pp.54-55.
La tesi tamagnoniana a sostegno dell’esperienza aiteriale, che egli attribuisce all’idema, ha in quanto sopra il suo punto di partenza e si estrinseca in ciò che chiama argomento logico dell’irriducibilità e che si conclude con queste parole:
L’aiteria quindi è quell’inconoscibile parte della realtà umana, che si offre soltanto alla sensibilità intuitiva, sempre supposta dall’uomo fin dalla notte dei tempi e il cui concetto è stato abusivamente fagocitato e manipolato dalle religioni in senso trascendentalistico.
Ivi, p.57.
Dunque, sostiene il filosofo, non c’ alcun bisogno di andare a tirare fuori uno Spirito Divino per le note di un Messia di Händel o simili che ci emuovono in una cattedrale gotica. Non c’è alcun Spirito né alcun Divino nella buona musica, ma soltanto l’idema di un compositore che ha elaborato dell’aiteria sonora per farne qualcosa che le ideme delle persone sensibili nei secoli a venire continueranno a sperimentare.
Sull’argomento si vedano le pagine web apribili
dai pulsanti Esistenzialità e Neuroscienze .