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L’IDEMA, FINESTRA SULL’EXTRAFISICO


Ontologicamente l’αϑpm concepisce l’universo come una realtà pluralistica, ma l’esistenza umana conosce soltanto una seconda realtà extrafisica.

L’idema, finestra sull’extrafisico


Si tratta di uno di quei concetti che noi esegeti del pensiero di Tamagnone abbiamo trovato inizialmente ostici. Il problema nasceva dal fatto che, provenendo noi da studi filosofici accademici, eravamo in difficoltà a entrare in una forma mentis anti-accademica, totalmente differente. Poiché il filosofo ha rigettato tutta la paccottiglia metafisica, sostituendola con la datità della scienza sperimentale (che egli raccomanda di distinguere dalla teoria). Così, in riferimento alle due relatività di Einstein, egli sostiene che la ristretta è ormai datità, mentre quella allargata o generale non lo è. Per lui essa resta soltanto teoria: plausibile, affascinante e persino convincente, ma, al momento, non verificabile, non-data.

Se la realtà è soltanto immanenza (uno dei cardini del pensiero tamagnoniano), perché è ontologicamente pluralistica mentre per l’uomo è soltanto dualistica? Egli risponde che ciò dipende dalla limitatezza dell’intelligere umano, il che non esclude che un futura specie Homo, che emergerà “per caso” dopo la nostra, riuscirà ad andare molto oltre. Al momento però noi conosciamo soltanto (e ovviamente) la materia (poiché di essa è fatto il nostro cervello) e inoltre possiamo intuire e sperimentare l’aiteria in alcune sue espressioni. L’aiteria è al margine della materia ed essendo noi materia essa è fuori di noi. Ma una parte di noi l’idema, può intuire aiteri e persino elaborarli e configurare un idioaiterio come nostra proiezione aiteriale.

Tamagnone nel 2007 qualifica l’aiteria anche come extrafisica: il mondo extrafisico è infatti per lui qualcosa che, pur stando nel mondo fisico gli è ai confini: gli sta al margine. Inoltre, pur essendo un frutto evoluzionistico, ai fini della sopravvivenza alla selezione naturale è del tutto “inutile”. E ciò per i materialisti è scandaloso! Egli ha scritto:

La prima cosa da dire circa l’idema è la sua inutilità. Il sé e l’io psichici hanno una ragione d’essere biologica ed evoluzionistica, l’idema no. Le emozioni prodotte dalla psiche favoriscono o inibiscono un’azione, danno al pensiero una certa “tonalità”. Le elaborazioni della ragione danno soluzioni a problemi, modalità attuative e scopi. Le abmozioni fanno l’opposto, allontanano dall’azione “utile” e talvolta l’inibiscono. La ragione e l’idema sono funzioni mentali tarde dell’evoluzione cerebrale; ma la prima concorre alla nostra efficienza e tiene a bada la psiche, mentre l’idema serve solo a intuire esteticamente ed eticamente, renderci sensibili alla bellezza e alla benevolenza. Ma sappiamo quanto opinabili siano e quanto poco servano a un organismo che deve innanzitutto “competere”. L’idema dunque “lavora per il superfluo”, così come le abmozioni sono comparse nelle menti umane per uno scherzo del caso.

(Sintesi dalla § 11.5: L’idema, nucleo dell’individualità e della sensibilità; in: La mente plurintegrata, Firenze 2012, pp.411- 412).

Sull’argomento si vedano le pagine web apribili dai pulsanti Esistenzialità e Neuroscienze .